04/03/13

Strategie d'impresa

Quanto pesa il contesto istituzionale nello sviluppo del proprio business?


Il 2013 si candida come anno di svolta per le startup italiane, come avevamo già avuto modo di sottolineare nel presentare gli appuntamenti più importanti. Il cambio di passo si deve soprattutto al nuovo atteggiamento normativo contenuto nel decreto Sviluppo: dare una definizione precisa alle giovani realtà innovative e garantire loro agevolazioni fiscali crea un contesto più fertile e favorevole, incoraggia il proliferare di iniziative a sostegno dell'ecosistema e contribuisce ad accendere sulle iniziative tricolori i riflettori del resto del mondo. L'arrivo entro i nostri confini della competizione di TechCrunch è probabilmente uno dei primi segni tangibili del vento che sta cambiando. Persino mamma Rai si è accorta dell'eco mediatica della faccenda e starebbe preparando per la prossima primavera un talent show dedicato alle startup. http://italianvalley.wired.it/news/2013/01/15/come-fondare-startup-62574.html 

21 commenti:

  1. Ne abbiamo parlato a lezione: le istituzioni definiscono le ”regole del gioco”, dei vincoli che plasmano le modalità di interazione tra imprese e ambiente. Il quadro istituzionale influisce su qualunque scelta strategica: l’imprenditore e l’impresa sono intrinsecamente influenzati dai limiti che le istituzioni pongono in essere (siano essi leggi, regolamenti, o altre consuetudini non aventi forza di legge) e possono dimostrarsi essenziali nel processo di creazione del valore.

    Mai come nel caso di una start-up, elaborare una strategia significa effettuare delle scelte tenendo in considerazione l’ambiente regolatorio ed istituzionale. Il decreto sviluppo ha posto le basi per creare la creazione di un tessuto istituzionale favorevole allo sviluppo delle start-up, ma effettivamente, secondo voi qual è il peso reale del contesto istituzionale nello sviluppo di un proprio business, oggi?

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  2. Secondo noi, il contesto istituzionale nello sviluppo di un proprio business incide significatamente, infatti in Italia purtroppo fino ad oggi avviare una start up è alquanto complicato a causa della difficoltà nel reperire i fondi necessari, della forte pressione fiscale e della burocrazia.
    Come si evince dall'articolo di recente le istituzioni stanno cercando di semplificare questi processi che fino ad oggi hanno frenato molti giovani desiderosi di diventare imprenditori ad esempio con le SRL semplificata.
    Tuttavia il credito, raramente erogato dalle banche, rappresenta una barriera all'ingresso.
    In Italia oggi vi è sicuramente un terreno più fertile rispetto al passato per le start up ma è ancora poco competitivo rispetto ai Paesi esteri.

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  3. Le istituzioni da sempre hanno un ruolo cruciale nelle fasi di sviluppo e crescita delle aziende e nell’individuazione di un business, nonché di un mercato in cui immettersi, in particolar modo per una start-up.

    In base al tasso di crescita di un mercato o di un Paese, la regolamentazione può subire diverse modifiche ed incidere sulle politiche strategiche di un’ impresa.

    Ad esempio, in questi ultimi anni in Italia lo sviluppo delle start-up non è stato agevolato da un’eccessiva tassazione, dalla rigidità dell’apparato burocratico e dall’opportunità offerta da politiche regolamentari estere che offrono un vantaggio competitivo in termini di costo.
    In altri Paesi, infatti, la continua deregolamentazione ha incentivato la crescita di nuove aziende nel proprio territorio e le ha accompagnate nel proprio processo di sviluppo nazionale.

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  4. Proprio di recente in Luiss si è tenuta una conferenza sul tema delle start-up con il vice ministro del lavoro Michel Martone , il quale ha messo in luce fattori critici e opportunità di questo nuovo modello di azienda.
    La start-up è sicuramente la forma che più permette ai giovani di avvicinarsi al mondo imprenditoriale , sviluppando le proprie idee innovative ad un costo ridotto ed accessibile.
    Infatti il Decreto Sviluppo introduce la possibilità di realizzare società a un euro, specificatamente dedicate a quanti hanno meno di 35 anni e l'esenzione dalle spese di bollo e segreteria.
    Il problema che è stato riscontrato da chi ha provato ad utilizzare questo modello, è legato alla poca credibilità che gli viene ancora attribuita, sopratutto da professionisti come notai, avvocati e commercialisti, i quali si sentono minacciati da una semplificazione della burocrazia. Questi ultimi spesso tendono a non proporre la Srl semplificata proprio per non vedere ridotti i loro compiti.
    Il contesto istituzionale è sicuramente uno dei fattori che ha inciso negativamente sullo sviluppo di queste Srl semplificate, ma si sta avviando un processo di apertura maggiore a questa forma di investimento.

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  5. Indubbio che oggi le start-up siano un fenomeno in forte espansione anche grazie all'implementazione governativa e non solo, di agevolazioni e incentivi. Non è irrazionale pensare che possano diventare una delle strade da seguire per intraprendere la tanto auspicata fase di crescita economica. Sebbene si ponga l'enfasi molto spesso sui benefici e la facilità con cui esse possano essere costituite, è importante sottolineare che fare l'imprenditore non è da tutti, in quanto il novero di competenze, di capacità e di qualità necessarie non è così diffuso in natura, al contrario di come si potrebbe essere indotti a pensare dalla semplicità con cui è reclamizzata questa forma di impresa. Basti pensare che fondare un'impresa non risponde soltanto all'aspirazione individuale di "fare soldi" quanto piuttosto all'esigenza di soddisfare un bisogno non ancora ben delineato o soddisfatto da potenziali competitors di mercato. Alla luce di quanto premesso, soprattutto in Italia il peso istituzionale e burocratico spesso è causa di inibizione o eccessivi rallentamenti per quei potenziali imprenditori che pur avendo avuto la giusta idea, l'attitudine e il giusto mix di creatività e competenze non riescano concretamente a far decollare il proprio progetto, contribuendo a causare quella che oggi viene comunemente definita "fuga di cervelli".

    Gruppo n.13

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  6. Certamente il peso del contesto istituzionale c’è e si sente nello sviluppo dei business in generale e in particolare nelle start-up. Questa riforma sarà utile soprattutto se lo Stato continuasse ad accompagnare l’operato delle start-up, evitando di lasciarli senza una consulenza economico-legale.

    Un fattore positivo di questa riforma, a nostro avviso a è che si potrà meglio valorizzare il prodotto made in italy con il conseguente aumento del PIL italiano. Soprattutto si riuscirà a limitare il fenomeno della “fuga di cervelli” che ha colpito l’Italia per tutto il '900.

    Questo sistema per facilitare le start-up è limitato, tuttavia, da una burocrazia troppo obsoleta, complicata e rigida. Vi è necessità di uno svecchiamento delle istituzioni per favorire appieno questa nuova riforma, così da adeguarsi agli altri paesi.

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    1. l'obiettivo dell'articolo è quello di considerare il 2013 come anno di rinascita delle idee di start-up italiane.....

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  7. Secondo noi il ruolo delle istituzioni è fondamentale. Abbiamo avuto, purtroppo, numerosi esempi di come anche per un'impresa che già opera sul mercato sia difficile sopravvivere spesso a causa di Istituzioni inesistenti e pressione fiscale eccessiva. A maggior ragione per un'impresa che deve nascere è imprescindibile un incentivo da parte delle Istituzioni. Dall'altra parte è importante che le imprese, soprattutto in fase di start up, considerino che una institutional based view e quindi un approccio basato sullo sfruttamento di opportunità (come in questo caso) ma anche di carenze delle Istituzioni, può portare ad un miglioramento della propria performance in termini di profitti.

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  8. Per definizione l'azienda è un sistema aperto e, proprio per questo, risulta imprescindibile non considerare l'ambiente istituzionale in cui essa opera.
    In Italia si è fatto un passo in avanti con il Decreto Sviluppo per favorire la nascita di nuove imprese. Esso si inserisce in un contesto nazionale caratterizzato da una forte pressione fiscale e da una sfiducia crescente verso le istituzioni.
    La situazione americana è ben differente: le tassazione è meno pesante e la legislazione agevola le opportunità di intraprendere una nuova attività. Questo modus operandi si basa sull'obiettivo di attirare e incentivare le migliori idee aiutando concretamente la nascita di nuove start-up.
    L'importanza del Decreto Sviluppo risiede nella convinzione di rendere il mercato italiano più competitivo cercando di attirare e trattenere risorse tali da garantire la paternità italiana alle nuove start-up.

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    1. l'azienda è un sistema chiuso, semmai il sistema aziendale è aperto.

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    2. Caro Anonimo,
      in che senso? puoi spiegare meglio quale differenza intendi tra azienda e sistema aziendale?

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  9. Gruppo7
    L' appoggio istituzionale si limita all abbattimento dei costi di costituzione senza dare una reale spintaproppsitiva alla cosrituenda azienda. Permangono le difficoltà del reperimento delle risorse finanziarie necessarie a porre in essere gli investimenti mirati allo sviluppo dell attività, vista la resistenza con la quale gli investitori istituzionali elargiscono credito. Se lo stato avesse voluto dare un pratico e significativo impulso allo stat up di nuove imprese avrebbe dovuto garantire un regime di fiscalità agevolata ed una piu semplificata ed efficace regolamentazione, cosi fa non strozzarne la permanenza sul mercato.

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  10. A nostro avviso, lo sviluppo di un business per un impresa non può prescindere da una valutazione accurata del contesto istituzionale in cui è collocata e si trova ad operare. Infatti, il peso delle istituzioni sull’attività imprenditoriale è determinante nel raggiungimento di un adeguata performance da parte dell’impresa. Già da molti anni, in gran parte del mondo occidentale e in buona parte del mondo orientale, le istituzioni, si sono rese conto della necessità di dovere ridurre gli ostacoli che impediscono alle imprese- soprattutto le start-up- di sviluppare nuovi business, cercando di venire maggiormente incontro alle richieste di supporto finanziario, organizzativo e burocratico che sono caratteristiche di tutte le realtà imprenditoriali. Al contrario, in Italia, solo negli ultimi tempi si sta cominciando a prestare attenzione a queste problematiche, con molto ritardo rispetto alle altre zone del mondo citate. Costruire un contesto istituzionale pubblico più snello- in termini burocratici e fiscali- e più propenso a venire incontro alle richieste delle imprese può determinare non solo una maggiore incentivazione a creare e sviluppare idee nuove ma anche un eventuale ricaduta positiva sulla crescita economica e culturale del nostro paese. Infatti,
    a nostro avviso, la riforma imponendo maggiori vincoli e controlli nei primi anni della realtà imprenditoriale potrebbe disincentivare in misura maggiore lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali. Dunque, raccomandiamo delle modifiche alla legge recentemente approvata che consentano di ridurre i vincoli e le rigidità riscontrate.
    Inoltre, delle istituzioni pubbliche che favoriscano l’incontro tra venture capitalist e start-upper rappresentano una necessità in particolare in un contesto come quello italiano attuale, dove in tempi di spending review, sovvenzionamenti pubblici risultano essere difficilmente realizzabili.
    Per quanto riguarda il contesto istituzionale privato italiano, si dovrebbero incentivare le unioni fra piccoli imprenditori- quali consorzi, associazioni, cooperative – e renderle più funzionali alle esigenze delle piccole imprese, in particolare delle start- up, non solo all’inizio della attività ma anche durante la fase di maturazione del business.

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  11. Le istituzioni, a nostro avviso, dovrebbero giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel supporto alle imprese. Tuttavia, nel nostro Paese, assistiamo al fenomeno opposto. Lo Stato invece di incentivare ed agevolare la crescita economica e l'iniziativa imprenditoriale, tende a rallentarla o addirittura ad ostacolarla. Diverse sono le problematiche in Italia tra cui: la pressione fiscale che grava sulle imprese e che è tra le più alte in Europa; la difficoltà nell'esigere tempestivamente crediti verso la pubblica amministrazione; la complessità e la farraginosità normativa che disorienta ed espone il manager a diversi rischi.
    Tutto ciò è causa dei governi che negli anni si sono succeduti senza riuscire a fermare la crescita incessante del debito pubblico.
    A nostro parere il decreto rappresenta un progetto interessante ed innovativo soprattutto per i giovani e per tutti coloro che hanno idee vincenti e che sono desiderosi di realizzarle. Esso sicuramente darà dei risultati concreti ed oggettivi nel momento in cui sarà accompagnato dalla risoluzione delle problematiche sopra elencate.

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Gruppo 9
    Le start up costituiscono una componente economica assolutamente positiva, volta ad incoraggiare il progresso, l’innovazione e l’iniziativa imprenditoriale.
    Soprattutto in uno scenario come quello italiano, dove la PMI fa da indiscussa padrona e dove la pressione fiscale è di circa 25 punti percentuale superiore rispetto alla media europea, le start up giocano un ruolo chiave per l’entrata nel mercato.
    L’attività imprenditoriale viene regolata dalle istituzioni, che svolgono quindi un ruolo di guida e regolazione per l’imprenditore.
    Difatti, la riforma normativa in questione ha grande valenza economica in quanto mira ad agevolare la formazione di start up e il loro sviluppo. Come si evince dal testo le start up, specie in Italia, stanno diventando una solida realtà e a darne conferma è il fatto stesso che le istituzioni si rinnovino a favore di tali iniziative economiche.
    Nella speranza che si tratti solo di un buon punto di partenza, e che in futuro possano essere regolati anche aspetti non relativi solo alla fase di formazione dell’impresa, guardiamo fiduciosi ad una realtà in cui anche i giovani imprenditori possano essere più competitivi sul mercato nazionale e non.

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  14. In un contesto economico come L'Italia, fino ad ora incapace di aprirsi alle nuove opportunità offerte dai settori più innovativi, il decreto Sviluppo mira alla sviluppo di una nuova cultura imprenditoriale, alla creazione di un ecosistema più favorevole, così come alla promozione di maggiore mobilità sociale e ad attrarre talenti e capitali esteri.
    Normalmente le imprese si sono sempre concentrate su tre fattori: settore, risorse e competenze, adesso, invece, è tempo di un'azione sistemica tra Istituzioni e sistema-impresa, che parta dalla messa in gioco di risorse e investimenti consistenti per generare un numero crescente di iniziative di successo. Le disposizioni contenute nel decreto mostrano un chiaro esempio in cui le Istituzioni danno un importante contributo alla crescita economica e occupazionale, in particolare giovanile, favorendo la nascita delle start up.
    Si tratta di un passo importante per il nostro Paese volto a dare fiducia a coloro che hanno voglia di fare di mettersi in gioco. Le misure prevedono per le start up lo sconto del 35% sul costo del lavoro anche nel caso dell'apprendistato, l'accesso prioritario al credito d'imposta per assunzioni di personale altamente qualificato. Inoltre per favorire la capitalizzazione delle start up si ha una detrazione d'imposta del 19% sulla somma investita, dal contribuente persona fisica, mantenuta per almeno 2 anni. Un meccanismo simile è inoltre previsto per le società di capitali. Si tratta di una detrazione dal reddito imponibile pari al 20% della somma investita. Modificata in senso agevolato, dal 30 al 20%,
    anche la percentuale delle spese di ricerca e sviluppo in rapporto al maggiore valore tra costo e valore totale della produzione. La disciplina delineata dal decreto Sviluppo introduce novità interessanti per il ricorso ai contratti di
    lavoro a tempo determinato. In primo luogo le start up non dovranno specificare le ragioni nell'uso di tali contratti. Secondo, la durata minima del contratto non può essere inferiore a 6 mesi e la retribuzione si compone di una parte fissa e una variabile.
    Tramite queste norme l'innovazione diverrà un fattore di competitività, ma resta il rammarico per tutto
    quello che si è pensato e non realizzato: dal fondo dei fondi Iva al fondo di garanzia. E permane il dubbio
    che i milioni destinati alle misure siano sufficienti a soddisfare le richieste e ad innescare un circolo
    virtuoso di crescita che parta dalle imprese giovani e innovative. L'inizio è promettente ma bisogna intervenire al più presto sui veri problemi che affossano la competitività
    del Paese: la zavorra fiscale su lavoro e imprese, i costi della burocrazia e il peso dei costi energetici che
    condanna la nostra manifattura a una posizione di minorità rispetto ai competitor europei.
    Sono tutte sfide che attendono la nostra classe dirigente che potrà risollevare una partita in cui l'Italia non sta vincendo.

    Gruppo 6

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  15. GRUPPO 5

    Dalla lettura dei precedenti commenti appare chiaro come il peso delle istituzioni incida in maniera determinante sulla scelta di intraprendere un nuovo business."Noi imprenditori" privi di merito creditizio,che per avviare la nostra impresa possiamo ricorrere sostanzialmente ai fondi di Venture Capital,risultiamo avvantaggiati dal contesto istituzionale legislativo, configuratosi alla luce del nuovo decreto,per l'esenzione delle spese notarili nella costituzione della società e anche per altri vantaggi fiscali che ci rendono,agli occhi dei venture capitalist,più competitivi rispetto al passato.Tuttavia siamo ancora pesantemente penalizzati dalle nostre istituzioni per via di una legge fallimentare "e di una cultura legata al fallimento" molto punitiva ed inoltre lo scarso sviluppo dei mercati finanziari nazionali rende difficoltoso l'exit per il V.C , che sicuramente farà dell'arbitraggio scegliendo contesti più favorevoli, come ad esempio quello Israeliano.

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  16. Abbiamo letto con interesse tutti i vostri commenti e spunti di riflessione nati dalla lettura dell’articolo e, inoltre, dalle argomentazioni sollevate dai vari gruppi.

    E’ interessante notare come, pur sostenendo tutti la validità del decreto sviluppo, abbiate delineato alcuni fattori che per voi rappresentano delle “institutional failures”. Molti di voi, infatti, hanno parlato di administrative burdens, di rigidità burocratica e di problemi di credibilità e sostenibilità degli incentivi. Per ricondurlo a quanto visto nella lezione sull’IBV, in sintesi, avete delineato quelli che secondo voi sono dei problemi di procedural ineffectiveness (derivanti da un’eccessiva istituzionalizzazione, che rallentano e burocratizzano i processi) e di structural ineffectiveness (relativi ad un disegno non chiaro dell’attività dell’istituzione, ad es. quando questa si pone una quantità di obiettivi eccessiva).
    Alcuni gruppi, inoltre, hanno sottolineato come non si possa prescindere dal possesso di determinate risorse e competenze in capo all’impresa e all’imprenditore, in pieno rispetto di quelli che abbiamo delineato come i tre pilastri strategici (istituzioni, organizations, e scelte strategiche). In questo, ad esempio, rientrano le osservazioni relative alla disponibilità di risorse finanziarie e di accesso al credito, nonché quelle relative al novero di competenze, di capacità e di qualità necessarie all’imprenditore per intraprendere l’avventura imprenditoriale.
    E’ chiaro, quindi, che ogni elemento del processo attraverso cui le istituzioni lavorano è nodale nel processo di definizione della strategia di un’impresa, che deve tenere conto delle limitazioni e delle opportunità offerte dal tessuto istituzionale. Ne è testimone il fatto che, anche grazie al decreto sviluppo e seppur all’interno di un tessuto che, come da voi indicato, presenta ancora dei punti deboli, vi è una crescente attività nell’ambito delle start up.

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  17. Commento Gruppo 10 (parte 1)
    Quanto pesa il contesto istituzionale nello sviluppo del proprio business?
    Il contesto istituzionale è l'ambiente obbligato entro cui tutto deve svolgersi e a cui tutte le realtà operanti devono rimettersi per trovare la concreta possibilità di estendersi nell'economia reale le idee degli imprenditori che hanno scelto di intraprendere il proprio business. Esso è l'assetto essenziale che permette, in maniera più o meno efficace, di creare ciò che si è immaginato e perseguire la propria mission. Il contesto normativo italiano è frutto di decenni di politiche industriali ed economiche fallimentari che dapprima hanno puntato sui grandi gruppi industriali nazionali, vista anche la concreta partecipazione dello stato nei pacchetti proprietari, e che successivamente hanno cercato di decentrare il potere statale rincorrendo una struttura economica più liberista che però, nata zoppa, non offriva ai neo imprenditori i veri strumenti per competere sui mercati internazionali, primo fra tutti una legislazione sui temi del lavoro flessibile e capace di consentire operatività alle realtà aziendali.
    E’ emersa quindi l’esigenza di rinnovare questo impianto normativo,aggravato dalla crisi economica, offrendo da un lato maggiore autonomia alle realtà esistenti ,e dall’altro l’opportunità di sviluppo per nuovi business.
    Negli ultimi mesi le istituzioni hanno concentrato la loro attenzione sulle nuove realtà aziendali innovative che si fanno spazio tra le tante PMI del nostro paese. Sono idee ad alto contenuto tecnologico e umano che aprono la strada ad un nuovo modo di pensare e fare impresa in Italia. Con il Decreto Sviluppo,approvato nel dicembre scorso,sono stati fatti enormi passi avanti;si sta cercando di uscire dal labirinto burocratico che troppo spesso immobilizza le imprese che vogliono crescere e fare business di successo. A tale proposito si sente sempre più spesso parlare di iniziative capaci di far incontrare idee e capitali. Mike Butcher,creatore di TechCrunch,guarda con interesse alle realtà italiane: "C'è una rivoluzione in corso, una nuova economia all'orizzonte. Ci sono nuovi problemi e le grandi aziende non hanno risposte. L'Italia ha tante eccellenze come la moda, l'ingegneria, il design, l'automotive e sono queste le chiavi su cui puntare per raddoppiare le eccellenze di questo Paese".

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  18. GRUPPO 10 (parte 2)
    Sono state infatti doti come la creatività, lo spirito d’iniziativa e le intuizioni di piccoli e medi imprenditori che, puntando inizialmente su mercati di nicchia ed estendendo progressivamente il loro operato, hanno saputo imporre la loro posizione nel contesto economico internazionale. Sono da sempre, infatti, le PMI lo scheletro sul quale poggia l'economia nazionale ed esse sono la vera ricchezza da tutelare ed incentivare. Il limite strutturale maggiore non sono soltanto gli elevati oneri fiscali o le limitazioni burocratiche perchè, anche se questi fattori sono decisamente negativi, il vero problema è la perdita della cultura imprenditoriale. I giovani che dovrebbero godere di agevolazioni non sono stati istruiti ad una corretta cultura imprenditoriale in primis riguardo a cosa significhi imprenditori e in secundis su che cosa si debba fare per poter riuscire a valorizzare appieno le proprie potenzialità alle condizioni date. La mancanza di attitudine ad essere imprenditore è frutto di un sistema Italia che non incoraggia tali figure dapprima e soprattutto con una regolamentazione carente e disorganizzata, tra gli ultimi posti in Europa e nel mondo, e in secondo luogo a causa dell'eccessivo distacco tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. I giovani italiani sono tra i primi per preparazione teorica ma tra gli ultimi per capacità di trasportare le conoscenze teoriche in ambienti pratici. E’ vero che per cambiare il paese ci vuole tempo, ma per fare questo,promuovere l’eccellenza e dare uno slancio forte all’economia,servono i giusti network. E per fare questo sono fondamentali due cose: connettere il mondo digitale italiano con l'estero, che è la cosa di cui abbiamo più bisogno,creare quindi un “bridge” che consenta il finanziamento di un’idea markettable, una deregulation che dia maggiore autonomia alle giovani imprese che entrano sul mercato,in modo tale da renderlo più dinamico e flessibile ai cambiamenti che stanno caratterizzando l’intero sistema economico.

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