11/03/13

Strategie d'Impresa


Alla luce delle traiettorie che l'ecosistema energetico sta sperimentando, quali cambiamenti dovranno adottare le aziende in termini di riadattamento dei propri business model?
Every new solar panel installed on European rooftops chips away at power utilities' centralized production model. Unless they reinvent themselves soon, these giants risk becoming the dinosaurs of the energy market. The industry faces drastic change as renewable energy turns consumers into producers and hollows out the dominance of utilities. With their stocks at decade lows and a millstone of debt around their necks, Europe's utilities have little margin for error. 
http://www.reuters.com/article/2013/03/08/us-utilities-threat-idUSBRE92709E20130308

24 commenti:

  1. In Germania gli individui controllano da soli il 40% delle energie rinnovabili. In Italia ed in Spagna, la situazione non è dissimile. In Francia e nel Regno Unito, una produzione sempre più decentralizzata, fatta per lo più di biomasse e turbine a vento, sta rapidamente sottraendo ai monopoli centralizzati delle ampie fette di mercato.
    Ancora, nel XXI secolo, estese aree della superficie terrestre si ritrovano prive di copertura elettrica; si evidenziano così enormi potenzialità di crescita e di sviluppo per fonti energetiche alternative, che soddisfino contemporaneamente i bisogni primari di intere popolazioni senza luce e senza gas e l'esigenza di voltare le spalle alle tradizionali fonti energetiche inquinanti che hanno fatto la storia dalla Rivoluzione Industriale in poi.
    La realtà è che la configurazione dell'ecosistema energetico sta drasticamente cambiando. La realtà è che il petrolio sta finendo, che per quanto ne abbiamo sfruttato il clima sta peggiorando, che la popolazione e di conseguenza i consumi stanno esponenzialmente aumentando, che servono subito risorse sostenibili rinnovabili.
    Allora come credete che le aziende debbano ridisegnare i propri modelli di business per riuscire ad adattarsi a queste evoluzioni ?

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  2. Dato il mutato contesto globale, dove le energie fossili si stanno esaurendo, l’inquinamento sta aumentando e la domanda di energia, non coperta dalle tradizionali fonti, sta crescendo vi è sicuramente bisogno di un rinnovamento nella rete produttiva dell’energia.
    Le aziende, per tenere il passo con questo cambiamento,dovrebbero apportare dei rinnovamenti al proprio business model, passando da un modello centralizzato basato su grandi centrali a un sistema che faccia sempre maggiore uso di fonti di energia rinnovabile. Questo sistema dovrebbe essere basato su piccole centrali che vanno via via a soddisfare i bisogni di gruppi ristretti di consumatori che non sono più passivi utilizzatori delle energia stessa, ma veri e propri partners dell’azienda energetica stessa.
    Le aziende produttrici di energia quindi, dovranno modificare il loro business model incentrandolo sempre maggiormente sulle energie rinnovabili, investendo non solo nella produzione dell’energia stessa, ma anche nella creazione di nuove tecnologie per produrre energie pulite e nella produzione di strumenti già esistenti ( pannelli solari, turbine eoliche, ecc)

    Gruppo 14

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  3. Dopo anni di indiscriminato sfruttamento dei combustibili fossili, e conseguente inquinamento, appare più netta una maggiora coscienza e responsabilità sociale circa lo stato di salute del nostro pianeta. A livello macro economico, le imprese non possono esimersi dall'adattarsi e cogliere le opportunità derivanti da questo nuovo trend sociale. Di conseguenza, sono innumerevoli le imprese, soprattutto in Europa e anche grazie alle politiche di incentivazione ivi emanate, hanno intrapreso la via della sostenibilità ambientale che ha comportato la ridefinizione del Business model originario. L'impresa in primo luogo, è chiamata ad attuare dei processi produttivi "sostenibili" al fine di ottenere un maggiore consenso e apprezzamento sociale. Altresì,dovrebbe effettuare maggiori investimenti in quelle che ad oggi sono le energie del futuro, anche perchè il risparmio economico non è indifferente visto il costo elevato dell'energia soprattutto in Italia. Così facendo l'impresa non solo avrà un ruolo attivo nella sostenibilità ambientale, ma al contempo, riuscirà a essere autosufficiente. I limiti delle nuove tecnologie rinnovabili sono essenzialmente due: i costi ancora troppo elevati e lo scarso rendimento da esse derivante. Non si esclude tuttavia che in futuro, gli sviluppi tecnologici riescano a risolvere queste problematiche.
    GRUPPO N.13

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  4. I produttori di energia devono riadattare i loro business model poiché il mercato come è stato inteso finora sta cambiando irreversibilmente; tanto più che i soggetti che prima erano consumatori ora sono produttori. E' da considerare inoltre che i consumatori oggi sono molto più attenti e suscettibili riguardo alle metodologie con cui si produce l'energia. Molte aziende hanno recepito quanto detto ed hanno per tanto attivato politiche volte a rassicurare il consumatore sul rispetto dell'ambiente; ad esempio la ERG ha tinto di verde le proprie strutture e la ENEL produce spot sull'importanza del risparmio energetico.
    Per tanto la sfida del rinnovabile non può non essere accolta.
    Infatti il mutamento dello scenario presenta anche opportunità. Mentre nei paesi emergenti possono ancora essere utilizzate le vecchie tecnologie, nei paesi sviluppati è necessario ridefinire il business model. In particolare troviamo interessante come le utilities potrebbero diventare una sorta di compagnia di assicurazione ovvero fornire energia quando le risorse naturali non ne consentono una sufficiente raccolta.

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  5. F.D.R. Alla luce di quanto scritto dalla prof.ssa Capo e dai dati forniti nell'articolo di Geert De Clercq ritengo che l'approccio alquanto flemmatico delle società energetiche alla green energy,ovvero alla fornitura di energia attraverso fonti energetiche rinnovabili,sia da attribuire a tre fattori principali:1)la riforma europea in materia di liberalizzazione dei mercati energetici,che ha portato a forti spinte di consolidamento tra gli agenti economici nello scenario europeo,con effetti non del tutto benefici dato l'ingente indebitamento dei nuovi colossi energetici;2)il timore di quest'ultimi nel dover affrontare ingenti investimenti nella riconversione degli asset e nell'implementazione di nuovi per la creazione di una rete energetica pulita;3)la miopia di tali agenti incapaci di prevedere una forte sensibilizzazione della clientela sulle problematiche ambientali e la consequenziale adozione,da parte di quest'ultimi, di strumenti per la cosiddetta energia "fai da te".Il mio parere in merito alla strategia da adottare dato il calo dei consumi in Europa e la crescita della domanda nei Paesi emergenti, oltre a una sempre maggiore diffusione della cultura dei pannelli fotovoltaici e solari,si avvicina molto a quella della GDF Suez. Tale compagnia francese ha saputo affrontare al meglio e tempestivamente la ricerca di una strategia capace di colmare il gap temporale relativo al costo opportunità di un'incremento dell'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili antecedente l'attuale .GDF Suez ha saputo affrontare una crescente domanda energetica dei Paesi emergenti e nel contempo soddisfare quel segmento maggiormente interessato all'impatto ambientale attraverso la fornitura di impianti fotovoltaici e solari,inoltre conscia dell'inesorabile esaurimento dei carbon fossili ha incrementato notevolmente la costruzione di stabilimenti per lo sfruttamento di energia eolica e di biomasse.Come ha affermato Gerard Mestrallet, CEO of French GDF Suez,la creazione di energia da parte di individui non rappresenta una minaccia ma un'opportunità da abbracciare, poichè una maggiore diffusione del fenomeno permetterebbe un'allineamento della vision aziendale con gli obiettivi dei clienti,così da incrementare la quota di mercato del fotovoltaico di GDF,permettere un continuo ed efficiente monitoraggio centralizzato della "green net" data la tecnologia già esistente,permettere la fornitura di servizi di assistenza al cliente nonchè la graduale vendita di componenti innovativi complementari messi a punto dal settore R&S che le permetterebbero di avere una posizione dominante in quello che oggi è considerato un mercato di nicchia ma che si profila sempre più ampio. Perciò ,concludendo,secondo il mio parere la strategia più opportuna da attuare sarebbe quella di diversificare l'offerta ai clienti,da un lato si dovrebbe placare la sete energetica dei Paesi emergenti(probabilmente ancora non del tutto maturi per la diffusione di fonti energetiche rinnovabili,anche se da indiscrezioni il Qatar in vista dei mondiali di calcio del 2020 avrebbe stanziato nel progetto,molto probabilmente affidato alla GDF,una quota esorbitante per permettere la costruzione di impianti per la fornitura energetica derivante da sole fonti rinnovabili) cercando di acquisire una posizione rilevante ottenendo buoni margini di profitto così da finanziare la ricerca tecnologica;dall'altro lato si dovrebbe incrementare una maggiore diffusione di una green net attraverso la vendita dei propri prodotti e servizi,fino a raggiungere una capacità produttiva che permetta di abbandonare i combustibili fossili affermandosi sul mercato come l'azienda per eccellenza capace di rispettare l'ambiente e attraverso una buona campagna di marketing e un brand più riconoscibile,d'impatto e magari...verde!

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  6. Gruppo 6
    Dato il mutato contesto globale del settore energetico, è assolutamente necessario che le utilities riadattino i propri business model. Questo profondo mutamento è dovuto alla radicale trasformazione della catena produttiva, poichè da completamente centralizzata si è progressivamente decentralizzata, soprattutto in quei Paesi dove le fonti rinnovabili sono state sostenute da corposi incentivi (Italia, Germania). Inoltre, il cambiamento nell'ecosistema coinvolge anche i consumatori che diventano sempre più sensibili ai temi della sostenibilità ambientale.
    A nostro avviso, il ruolo di queste aziende dovrebbe diventare di assicuratori piuttosto che di produttori. Difatti nel momento in cui non fosse possibile ottenere elettricità attraverso le fonti rinnovabili, dovrebbero assicurare il fabbisogno energetico ricorrendo ai combustibili fossili.
    La sfida principale per rimanere in questo business è rappresentata dalla capacità di riconvertire i propri stabilimenti produttivi, in modo tale da sfruttare le energie rinnovabili (magari rendendole anche più efficienti) e dunque creare doppiamente valore per i propri azionisti: da un lato reperire materie prime a minor costo e dall'altro potersi definire un'azienda "green" acquisendo maggior rispetto da parte della comunità.

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  7. Date le conseguenze del massiccio sfruttamento di fonti di energia non rinnovabile, e delle ripercussioni che esse hanno avuto sulla società, si impone oggi alle imprese una attenta riflessione sul tema delle energie rinnovabili. Sebbene tale tematica non ricopra ancora un ruolo da protagonista, vuoi per i costi ancora troppo elevati, vuoi per lo scarso rendimento che ad oggi se ne trae, è innegabile la sempre maggiore attenzione che ad essa viene rivolta, sia dalle imprese che dai consumatori. Nell'affermare tale orientamento alle imprese è richiesta una attenta ridefinizione del proprio business model, con la creazione di divisioni ad hoc a cui affidare la gestione, e la riconversione dei propri stabilimenti. Dal lato dei consumatori, l'orientamento socialmente responsabile che un'impresa ha condiziona le loro scelte di acquisto e i loro giudizi in merito a quella realtà. Infatti nell'adottare e nel consolidare tale orientamento ( prerogativa che spesso dipende dalla visione e dalla predisposizione del management ), l'impresa tende sempre a porre l'accento sulla convenienza economica che sta dietro tali scelte, guardando troppo spesso all'oggi e non rivolgendo il suo sguardo al futuro. Ciò che oggi potrebbe essere una scelta non del tutto conveniente, potrebbe un domani essere invece un fattore alla base di un possibile vantaggio competitivo. E se il futuro si colorerà di verde, saranno allora premiate quelle realtà, che prima di altre, hanno scommesso sull'energia rinnovabile, consolidando nel tempo la propria immagine nelle menti dei consumatori, ridefinendo prima di altri la propria struttura organizzativa, e investendo maggiormente sul futuro utilizzando il presente come terreno dove impostare giorno dopo giorno questa rivoluzione sostenibile.

    Gruppo 3.

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  8. Pienamente d'accordo sul bisogno di aumentare gli investimenti verso energie in grado di tracciare il necessario shift verso la sostenibilità ambientale. Costi troppo elevati per alcune tecnologie, dove per altre invece, fortunatamente, si intravede il traguardo della grid parity. Vero come molte aziende abbiano fatto proprio questo problema, implementando anche strategie volte a sensibilizzare il pubblico su questi temi; e molto interessante anche il caso della GDF Suez, che ha saputo dare la meritata enfasi alle energie rinnovabili.
    E se agissimo puntando al 'bottom of the pyramid'? Se mirassimo ai paesi o agli individui che ancora non hanno accesso al potenziale energetico invece ampiamente sfruttato nei paesi industrializzati (naturalmente operando con risorse pulite, senza parlare più di combustibili fossili)?
    Se vi capita, leggete il caso di Green Grameen (nata in Bangladesh), che finanzia attraverso il micro-credito proprio gli individui alla base della piramide sociale, consentendo così non solo di alleviare il gravosissimo stato di povertà in cui questi paesi versano, ma anche l'apertura di nuovi mercati per le aziende in cerca di spazi e risorse che possano consentirgli di intraprendere davvero il cammino verso il cambiamento.
    P.s. Anonimo, di quale gruppo sei portavoce? Grazie mille

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  9. gruppo 12... la strategia bottom of the pyramid è secondo me inoperabile in altre realtà nazionali senza un supporto delle istituzioni,dal momento che la diffusione di una tecnologia ad alto costo come il fotovoltaico sarebbe difficilmente ammortizzabile nonostante gli alti margini di crescita dei Paesi emergenti.Tuttavia considerando anche i fattori istituzionali e il caso della GreenGrameen nel sud-est asiatico che ha riscosso un notevole successo incentivando l'emancipazione sociale,la strategia bottom of the pyramid potrebbe garantire una diffusione esponenziale del fenomeno dell'energia pulita.

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    1. Certo, è giustissimo: se le istituzioni prendessero coscienza dell'attuale importanza che questo shift riveste (e traducessero questa presa di coscienza in incentivi) e le aziende d'altra parte accordassero meglio i propri modelli di business a questo cambiamento ( focalizzandosi, per l'appunto, sulle variabili chiave ad oggi dell'ecosistema energetico, ossia i consumatori/produttori e tutti gli altri fondamentali key partners ) si potrebbe davvero invertire l'insostenibile tendenza che il sistema energetico in toto ha tracciato negli ultimi decenni.
      Eppure direzionare sforzi più intensi verso il mercato che la base della piramide costituisce è un'opportunità da non sottovalutare. E' un'opportunità ed al tempo stesso una sfida, ma una sfida che si può vincere, soprattutto considerando che alcune tecnologie sono diventate forse più accessibili di quanto crediamo .(http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-11-22/Officinae-Verdi-Spa-175525.shtml?uuid=AbjxyT5G)

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  10. F.D.R. Non vi sono dubbi che la grid parity rappresenta una grande conquista,in particolar modo per quelle realta' aziendali capaci di sostenere placidamente un'investimento di 80000 euro e con prospettive di vita superiori ai 9 anni,una rarita' oggigiorno in Italia considerando che piu' del 80% dell'industria italiana si basa sulle piccole e medie imprese fortemente a rischio con l'accentuarsi di politiche economiche europee restrittive,che comportano un'abbassamento del rendimento dei titoli di Stato e l'aumento dell'ormai a noi tutti noto spread(che quasi sembra aver perduto il suo appeal dopo il flop di Monti).Senza andare oltreoceano,ovvero in bagladesh,dove l'applicazione di una strategia bottom of the pyramid sarebbe pienamente attuabile considerando la forte partecipazione istituzionale a garanzia di una crescita collettiva ammirevole,vorrei proporre il caso del comune di Provaglio D'Iseo dove il sindaco Martinetti ha fondato e investito in una societa',AGS s.p.a. con lo scopo di sostenere i cittadini e a tal proposito ha provveduto all'installazione di 200 pannelli fotovoltaici capaci di soddisfare meta' del fabbisogno della popolazione,in soldoni la bolletta e' dimezzata,la spesa non e' ricaduta ne' sui cittadini,ne' sulle loro bollette e l'impatto ambientale e' zero! Concludendo ritengo che lo sviluppo e il miglioramento di tecnologie per l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili non sarebbe un'utopia con gli adeguati supporti istituzionali e probabilmente quella di investire nell'energia pulita potrebbe essere una strategia vincente di lungo periodo per l'Azienda Statale,se accompagnata da un preciso business plan,cosi' da far riscattare anche in ambito europeo e internazionale l'immagine del nostro bel Paese troppo spesso collegato all' incapacita' di tutelare il territorio e all'inefficienza di stampo mafioso.

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  11. Alla luce del dibattito sulle fonti d'energia rinnovabili si ritiene che le aziende debbano essere coscienti di questo cambiamento e conseguentemente rinnovare il proprio business model. Questo rinnovamento ha portato ad un radicale ma progressivo cambiamento nella struttura produttiva: da un sistema centralizzato si è passati ad uno decentralizzato.
    L'adozione della via energetica ecosostenibile può portare sia svantaggi che vantaggi per l'impresa.
    Tra gli svantaggi non si può non considerare gli elevati costi che una riconversione del sistema produttivo e l'utilizzo di queste "nuove" fonti energetiche comportano.
    Dall'altra parte, la scelta del green power, oltre ad essere una scelta etica, potrebbe portare numerosi vantaggi dal punto di vista economico. Primo tra tutti la possibilità di beneficiare di numerosi fondi etici. Inoltre si potrebbe pensare ad un beneficio dell'impresa in termini di immagine acquisendo share of mind nei consumatori più attenti ai temi ambientali con l'obiettivo di fidelizzazione nel lungo periodo.
    Affinchè la strategia green power sia efficace ed efficiente è importante che sia assorbita internamente all'azienda in termini di cultura.

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  12. Al giorno d’oggi i temi sul cambiamento climatico, sulla preservazione dell’ambiente, sulla coesione sociale e sullo sviluppo sostenibile sono, come giusto che sia, al centro dell’attenzione di tutti i governi mondiali che sono responsabili dell’urgenza di interventi volti ad evitare una lenta e inesorabile fine per il nostro pianeta.
    È fondamentale per la maggior parte delle imprese ristrutturare o meglio, reindirizzare la maggior parte dei propri investimenti verso un nuovo tipo di energie “green”.
    Tale progetto naturalmente è molto difficile da realizzare, specialmente a causa del business model vigente. Una sua ristrutturazione comporterebbe ingenti quantità di denaro da investire e un’alta incertezza sul risultato.
    Recentemente si è manifestata la tendenza per cui i consumatori, spinti dalla propensione al green e dalla crescente social awareness, si sostituiscono alle grandi utilities diventando indipendenti nella produzione di energia elettrica. Ciò ha causato delle grandi perdite agli attori principali dell’ecosistema energetico, insieme ad un sempre più significativo restringimento del bacino d’utenza. La sfida principale è rimanere nel mercato, un’ambizione attuabile esclusivamente attraverso l’adozione dell’orientamento green e la conseguente rielaborazione del business model. Un esempio brillante della ridefinizione del business model è rappresentato da GDF Suez, che ha saputo cogliere le opportunità introdotte dalle nuove tecnologie e dalla crescita di social awareness.
    Come la GDF Suez e molte altre imprese del settore hanno recepito, il mondo si sta orientando sempre più verso uno stile di vita e di consumo green e in alcune situazioni il ruolo del consumatore si è anche sovvertito (da consumatore a produttore). Questo rappresenta senza ombra di dubbio una problematica da affrontare, soprattutto con un occhio al lungo termine. Gli incentivi legislativi e le liberalizzazioni che hanno colpito inesorabilmente il mercato, pongono i produttori in una scomoda posizione in cui la filosofia del non-fare li porrà inevitabilmente in una situazione di forte crisi. I dati presi da "Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover", di John O. Blackburn mostrano come i costi di produzione del solare siano divenuti minori rispetto a quelli del nucleare.
    E’ un segnale sicuramente positivo per la salute del pianeta, ma dal punto di vista dei produttori rappresenta una certa minaccia. Quale sarà quindi la situazione nel prossimo futuro?
    • Criticità del settore: è ancora basso il rendimento produttivo dei sistemi di produzioni rinnovabili
    • Sempre maggiore orientamento all’utilizzo di energie pulite e installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione “in proprio” di energia
    • Aumento dei consumi e della domanda energetica nei mercati emergenti
    Quindi da un lato i produttori dovrebbero intercettare la domanda green ma riuscire a penetrare anche nei mercati emergenti.

    È giusto sottolineare infine, che il mercato italiano è uno dei più appetibili su scala internazionale. L’industria delle energie rinnovabili fattura 5 miliardi di euro e muove oltre 400 medie imprese. Inoltre grazie al crollo dei prezzi dei pannelli fotovoltaici e l’aumento dell’efficienza dei sistemi, il vantaggio italiano in questo settore è uno dei più invidiabili.

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    1. Sì esatto, è un challenge rimanere nel mercato. Ed è un challenge anche fare in modo di rimodellarlo, quel mercato, rimodellarlo al di là delle logiche di potere, nell'ottica piuttosto di garanzia del benessere per le aziende stesse e per tutto l'ecosistema di riferimento

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  13. In Europa, il mercato dell'energia in questi ultimi anni si è rivoluzionato completamente. Prima per la liberalizzazione dei mercati, poi per l'improvvisa evoluzione tecnologica degli impianti eolici e fotovoltaici, che, nonostante esistessero da decenni, solo nell'ultimo periodo hanno migliorato la loro performance diventando realmente competitivi.
    La liberalizzazione dei mercati ha portato alla fusione di molte imprese che avevano precedentemente un monopolio nei loro paesi di origine e che ora si trovano bloccate di fronte alla necessità di nuovi investimenti, essendo fortemente indebitate.
    Al contrario, lo sviluppo delle tecnologie ecosostenibili ha portato alla creazione di molte piccole imprese installatrici di tali sistemi, che hanno permesso alle singole famiglie di diventare produttrici di energia.
    Le nuove tecnologie, nonostante siano incredibilmente efficienti, non possono soddisfare i fabbisogni nazionali a causa della scarsità delle risorse del pianeta. Inoltre, sebbene le energie rinnovabili abbiano un minore impatto ambientale sono comunque inquinanti: le biomasse producono anidride carbonica, lo smantellamento dei pannelli solari crea materiali molto inquinanti e i sistemi fotovoltaici possono creare campi magnetici sulle abitazioni paragonabili ai tralicci dell'alta tensione.
    In questo momento, il settore dell'energia è considerato un settore strategico per ogni stato sovrano che quindi, ha interesse a mantenere l'esistenza di impianti produttivi di consistenti dimensioni per garantirne la funzionalità. Tutto ciò permetterebbe alle imprese di evitare una corsa agli investimenti ed alle dismissioni, dando loro l'occasione di creare un business model di medio-lungo termine che utilizzi al meglio le facilities già esistenti. Bisognerebbe quindi sfruttare la loro capacità in maniera più efficiente, per esempio concentrandosi sulla produzione dell'alta tensione, lasciando poi quella della bassa tensione principalmente ai piccoli produttori.
    Questo potrebbe portare nel medio periodo all'ammortizzazione dei costi finora sostenuti, ma nel lungo periodo le imprese dovranno investire ingenti risorse nelle fonti rinnovabili per non perdere quote di mercato a causa di ulteriori sviluppi tecnologici.

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    1. Ottimo punto quello dell'inquinamento di alcune energie rinnovabili, soprattutto per quel che riguarda le biomasse. Credete quindi non ne valga la pena?

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    2. Le biomasse sono, calcolando tutti i loro riflessi sull'ambiente, potenzialmente più inquinanti del nucleare e più inefficienti. Le pale eoliche creano un'energia intermittente che è in grado di sostenere zone principalmente rurali così come i pannelli solari. Entrambi richiedono installazioni fisiche molto vaste e, per finire, essi non sono sempre in grado di generare una potenza tale da permettere la funzionalità dei macchinari industriali.
      D'altro canto investimenti in centrali tradizionali richiede comunque una notevole capacità d'investimento, in un periodo di tensione economica come quello attuale. Investimento che non genererebbe immediati flussi di cassa, ma differiti nel lungo periodo.
      Ad oggi, per le imprese che non abbiano fatto ingenti investimenti nelle rinnovabili, una rincorsa alle aziende leader nella ricerca di questi tipi di energie porterebbe a costi enormi e benefici dubbi. Crediamo che al momento non esistono le condizioni per avere un vantaggio competitivo sostenibile come first mover. Al tempo stesso investire troppo in tecnologie al limite dell'obsolescenza potrebbe portare l'impresa a trovarsi bloccata a metà del guado, senza risorse da destinare ad investimenti innovativi tempestivi nelle nuove tecnologie.

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  14. Ci sembra che il focus principale dell'articolo sia principalmente sulla differenza tra risorse rinnovabili e non rinnovabili (o inquinanti e pulite), ma non è questo ciò che importa all'utente finale: esso agisce sulla base del suo possibile risparmio.

    Quindi il principale problema è il trasformarsi degli utenti in produttori, perdendo quindi clienti, ed ottenendo invece concorrenti.

    In quest'ottica le imprese produttrici di energia possono o convertirsi in produttori di pannelli solari, manutenzione degli stessi, o produttori di altre tecnologie che permettano la produzione "in casa" dell'energia elettrica.

    In oltre ci sono comunque una parte di utenti che non potranno convertirsi al solare: chi vive in appartamenti (il tetto comune è troppo piccolo per produrre abbastanza energia per tutti quelli che vivono in un appartamento) e le imprese (che anno un alto fabbisogno energetico per propria natura). Questo significa che la produzione centralizzata dell'energia non potrà essere sostituita dalla produzione individuale, ma non ci dice nulla (1) sulla sopravvivenza dei giganti dell’energia, (2) ne se adotteranno o meno delle fonti di energia rinnovabile.

    Per quanto riguarda il primo punto è da chiarire il contesto normativo paese per paese. Nei paesi in cui la produzione è affidata allo Stato (o ad enti pubblici controllati, come l’ENEL anni fà) ci si trova in una situazione di monopolio legale. Quindi l’impresa non potrà fallire, perché sarà l’unico produttore, e potrà, nei limiti delle normative, fissare un prezzo che consentirà un margine abbastanza elevato da sopravvivere a questo fenomeno.
    Diversa è la situazione in cui c’è piena libertà di mercato: Imprese private nasceranno laddove vi siano possibilità di profitto non sfruttate. L’energia è una commodity, quindi la lotta non sarà sulla differenziazione del prodotto. La provenienza è irrilevante: se l’elettricità proviene o meno da fonti rinnovabili non da alcun valore aggiunto al consumatore razionale, a meno di non contare ambientalisti davvero convinti. Questo implica che la battaglia sarà sui prezzi e sulla struttura dei costi. Chi riesce ad essere più efficiente sopravvive, gli altri muoiono. I prezzi non potranno fare altro che scendere.

    Passando al secondo punto le imprese, in mancanza di qualunque altro elemento, tenderanno a scegliere solo sulla base del criterio economico: massimo guadagno con costi minimi. Se costruire pannelli solari si rivela più costoso di bruciare carbone, e produce meno energia, allora l’impresa sceglierà i fossili combustibili. In questo senso si deve muovere quindi lo Stato (o, per meglio dire, GLI STATI, tutti), con incentivi all’utilizzo delle fonti di energia pulita, e con forti disincentivi per le fonti inquinanti; la “scusante” per un comportamento legislativo simile è da ricercare nei cosiddetti costi sociali: l’inquinamento e la crescente scarsità dei combustibili fossili sono un costo che sostengono tutti, quindi bisogna riallineare chi subisce tali costi con chi riceve i benefici di questa scelta.

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    1. Un’ultima cosa che ha molto a che fare con l’argomento, ma poco con la visione prettamente aziendalistica ed economica con cui saremmo chiamati a pensare su questo argomento, ovvero le centrali termosolari.

      La centrale termosolare è una recente (ma non troppo) tecnologia, particolarmente interessante perché è adatta a sfruttare il Sole come fonte di energia, ma ad un livello completamente superiore respetto al fotovoltaico (che al meglio delle sue condizioni produce circa 130 watt/mq); la centrale denominata Archimede, che si trova in provincia di Siracusa, in Sicilia, produce più di 5 milioni di watt per un area di poco meno di 30000 mq, ovvero 170 watt per mq, che è il 30% in più rispetto al fotovoltaico migliore alle migliori condizioni. Potrebbe essere solo per la differente tecnologia, ma potremmo speculare che tutto sommato esistano quelle che potremmo chiamare “economie di produzione”, ovvero che all’aumentare della produzione o del numero di mq (o magari di entrambi), ci siano dei fattori che permettono di produrre più che quanto si produrrebbe singolarmente. Forse la produzione individuale è meno importante (o lo sarà) di quanto pensiamo ora.
      Inoltre è da notare che se si costruisse tale tipo di centrali in una zona disabitata grande abbastanza (ad esempio una parte del deserto del Sahara, il deserto del Gobi, e tante altre aree molto soleggiate), renderebbe ridicola questa discussione: la produzione sarebbe sufficiente a soddisfare il 15% del fabbisogno dell'intera europa. Il mondo ha bisogno di più di 15 Tera Wattora di energia ogni anno. Il Sole "invia" alla Terra più di 15000 Tera Wattora. 1000 volte più di quello di cui l'intera umanità ha bisogno. Bisogna svegliarsi e comprendere che quello di cui abbiamo bisogno è sempre stato sotto i nostri occhi, o per meglio dire sopra.

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    2. Verissimo, e quella dei costi rappresenta un 'issue' fondamentale: il mercato non riflette infatti i costi sociali e quindi le ricadute ambientali che i combustibili fossili procurano. I loro prezzi trascurano ampiamente le esternalità negative che la loro generazione produce: e, ponendo l'accento soltanto sui costi privati, il mercato prescinde dal fare luce sul reale impatto dell'inquinamento.
      Incentivi sì, e forse anche maggiore trasparenza da parte del mercato nel rilasciare le informazioni attraverso i prezzi.

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  15. gruppo 7

    Il problema dell’esaurimento dalle risorse fossili e l’estrema dipendenza dei paesi, a livello globale, da queste ultime per la produzione di energia sono tra i temi centrali di discussione dei paesi più industrializzati del mondo vista la domanda ed i relativi costi odierni. Il problema della produzione e del consumo è di primaria importanza cosi il mercato si sta evolvendo al fine di offrire ai consumatori prodotti alternativi alle risorse fossili e nuovi modelli di business capaci di far convertire senza un eccessivo dispendio di risorse le imprese ad una filosofia di produzione “green”. In questo senso gli impianti fotovoltaici ed eolici hanno già riscosso un discreto successo in molte parti del globo anche grazie alle sovvenzioni che molti stati sovrani hanno posto in essere per favorire la sensibilizzazione al consumo di energie pulite. Un’ importante innovazione che l’evoluzione del mercato ha portato è stata quella di trasformare i consumatori in produttori cosi che essi possano non solo godere dei benefici dell’ energia auto prodotta ma anche poterla rivendere alle grandi imprese cosi da ricavarne un doppio giovamento. Nonostante questa discreta diffusione le energie alternative a quelle fossili non hanno ancora preso il sopravvento nonostante siano già disponibili sul mercato tecnologie abbastanza all’ avanguardia da riuscire a costruire impianti economicamente ed energeticamente sostenibili e ciò fa sorgere molte domande circa il serio volere di determinati paesi o industrie a liberarsi dal petrolio.

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  16. GRUPPO 10


    Le energie rinnovabili con il passare degli anni, dall’essere una mera utopia, stanno diventando sempre più presenti nella quotidianità della gente. Si può constatare che in Italia e in Spagna, l’energia rinnovabile proveniente dal sole contribuisce al 3% della produzione energetica nazionale. Tuttavia, se si considerano le altre energie rinnovabili si arriva ben oltre il 3%. È significativo, a tal proposito, l’articolo della Reuters, che fa notare come in Germania sia la popolazione quella che contribuisce di più alla produzione di energie rinnovabili. Quindi con questo andamento crescente e con la liberalizzazione del mercato energetico in Europa, molte imprese europee come l’Enel, ad esempio, sono state costrette a diversificare ed iniziare un processo di graduale allontanamento dal core business verso altri business sperimentando anche nuove forme forme di business model rispetto a quelli implementati sino a qualche anno fa. I predetti restano ancora puramente energetici, ma di certo con i margini di crescita attuali e con un trend negativo, le imprese energetiche le quali risultavano essere dei “colossi” negli anni '90, dovranno lavorare molto se vorranno restare ancora a lungo lontane dal fallimento.
    Degno di nota è la situazione dell'Enel, la quale ha l’obbligo di puntare, con maggiore incisività, all’interno del nostro paese avendo l’opportunità di risiedere in un territorio in cui poter far sbocciare e fiorire un ecosistema energetico “pulito” e rinnovabile che merita e necessita di essere sfruttato con maggior intensità al fine di diventare un punto di riferimento assoluto nel settore.

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  17. Gruppo 5

    Il percorso verso l’utilizzo di energie rinnovabili in sostituzione di combustibili fossili è già in corso da qualche anno, con una diffusione crescente di sistemi fotovoltaici, solari ed eolici.
    Questa alternativa alla tradizionale generazione di energia è stata in primo luogo favorita da incentivi proposti dallo Stato (si ricordi il Conto Energia),rendendo i cittadini più consapevoli e sensibili allo sfruttamento di fonti alternative ed ecosostenibili.Tale cambiamento rappresenta una profonda modificazione nel mercato dell’energia:il decreto di liberalizzazione del mercato energetico emanato dall’Unione Europea ha consentito l’ingresso di nuovi imprenditori che si inseriscono nel tradizionale oligopolio dei grandi gruppi energetici.La situazione attuale ha determinato una modificazione dei consumatori ,rendendoli veri e propri produttori e cambiando di fatto i connotati caratteristici del mercato energetico, che obbligano i grandi gruppi a ridisegnare il proprio business model per cogliere, in termini di redditività, il cambiamento.A nostro avviso queste aziende devono puntare su forti investimenti in R&S da finanziare attraverso l’ingresso in paesi emergenti dove il tradizionale business model è ancora sfruttabile.Attraverso l’attività di ricerca,si dovrebbe giungere alla formulazione di un modello che permetta di sfruttare le grandi reti di distribuzioni esistenti,magari con una riconversione degli impianti,arrivando a decentralizzare la produzione di energia ed assurgere al ruolo di “compagnie di assicurazione energetiche”, in ausilio alle fonti rinnovabili quando esse non risultassero disponibili.Inoltre potrebbero avviare la produzione di impianti di energia rinnovabile(pannelli solari,impianti fotovoltaici) valorizzando così le competenze maturate nel mercato energetico acquisite negli anni. Riguardo la possibilità di ingresso nei mercati Bottom of the piramid essi potrebbero rappresentare un’opportunità per sperimentare le nuove tecnologie su larga scala.Tuttavia crediamo che almeno in una prima fase di transizione nell’attuazione del nuovo business model i mercati emergenti possano rappresentare la fonte di profitti per finanziare le attività di R&S.

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  18. Gruppo 8

    A nostro avviso, in Europa, lo sviluppo delle energie rinnovabili e quindi delle imprese che fondano i propri business model su queste pongono grosse sfide alle grandi imprese energetiche che fino ad oggi hanno dominato il mercato di produzione e distribuzione di energia elettrica.
    Il motivo risiede nel fatto che tali grandi utilities, che per anni hanno goduto della protezione garantita da monopoli statali, quando si è liberalizzato il mercato dell’energia in Europa, si sono fatte trovare impreparate di fronte allo sviluppo delle energie rinnovabili e alla conseguente crescita di competitor che hanno cominciato a fondare i propri modelli di business su tali tipologie di energie. Inoltre, in aggiunta a ciò, anche il mercato dell’energia ha risentito crisi economica mondiale scoppiata nel 2009, che ha determinato una perdita generale della profittabilità dell’industria energetica europea. I recenti crolli delle azioni delle maggiori utilities europee facenti parte dei principali mercati azionari europei acclarano ancor di più le difficoltà che stanno incontrando e incontreranno con lo sviluppo di una concorrenza sulle energie rinnovabili sempre più serrata.
    Dunque, dato tale quadro competitivo nel mercato dell’energia e in particolare delle energie rinnovabili, le grandi utilities europee non possono prescindere dal riadattare i propri modelli di business alle mutate condizioni del mercato energetico.
    Anzitutto tali big player europei dovrebbero investire nelle energie rinnovabili, creando delle Business unit dedite a questo o operando degli specifici spin-off- molte imprese energetiche europee lo stanno facendo- e riducendo le attività nel tradizionale ramo dell’industria energetica, più lesivo dell’ambiente e meno profittevole. Dunque la migliore cost structure da adottare dalle utilities è quella value driven, creando valore attraverso un alto grado personalizzazione del servizio. È noto, infatti, che gli investimenti in tali impianti sono molto grandi e in molti casi da condividere con i consumatori. Tuttavia, le banche( vedi Enel Green Power che ha ottenuto e ottiene finanziamenti a lungo termine per le proprie attività nel rinnovabile da numerose banche internazionali, a condizioni vantaggiose) nonché venture capitalist si dimostrano sempre più propensi a finanziare tali attività e operazioni nel rinnovabile, consapevoli della crescita e delle potenzialità di profittabilità del mercato.
    Dunque ciò determinerà necessariamente una modifica nella value proposition di queste grandi utilities dell’energia con l’offerta di prodotti e servizi a misura del cliente( cittadino o impresa), sempre più consapevole della necessità e dei vantaggi derivanti dal ricorrere a sistemi energetici improntati sul rinnovabile. Ovviamente affinché tali imprese siano in grado di potenziare la propria value proposition sarà necessario investire di più sulla customer relationship management, ad esempio col supporto continuo al consumatore nell’ implementazione di tali nuove tecnologie, e con l’utilizzo di tali sistemi innovativi nell’ottica di una creazione di valore condiviso dal cliente e dall’impresa. Dunque, l’investimento continuo nelle energie rinnovabili nonché nella gestione del rapporto col cliente e nell’assistenza a questo soprattutto nei primi anni di sviluppo di tali sistemi energetici rappresentano non solo le key resources ma anche le key activities necessarie all’impresa per ottenere un duraturo vantaggio competitivo garantendo non soltanto una piena customer satisfaction ma anche un soddisfazione condivisa da tutti gli altri stakeholders che si relazionano con l’impresa.

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